07 ottobre 2008




DAVID RANDALL A FERRARA
“Il futuro del giornalismo è eccellente, il futuro dei giornali non tanto”.


Ferrara. Sabato, 4 ottobre: la Sala Estense è stracolma. Il pubblico attende l’incontro con David Randall, senior editore del settimanale britannico Indipendent e Giovanni di Mauro direttore di Internazionale. Tema dell’incontro: “Il futuro del giornalismo”.



Si tratta di un pubblico giovane: centinaia di ragazzi e ragazze, età media 25, 30 anni. Un misto di sorpresa e soddisfazione: i giovani ci sono e hanno voglia di capire, di conoscere e di esserci. Un’iniezione di ottimismo riguardo il futuro della società italiana.

David Rancall, capelli bianchi, spirito ironico e giacca italiana, sa bene come catturare l’attenzione del suo pubblico. “Alzi la mano chi ha un’opinione sulla guerra in Iraq”. Un mare di mani alzate. “Ora alzi la mano chi pensa di avere notizie fresche di prima mano sulla guerra in Iraq”. Nessuna mano alzata. E così spiega come sui mezzi di comunicazione attuali le opinioni non manchino. Sono invece le informazioni di prima mano a mancare. E ripete che secondo lui non è importante chi procura la notizia, un giornalista oppure un blogger: l’importante è che le informazioni siano verificate.

Riguardo i blogger pensa che spesso si tratta di gente che “apre bocca e gli dà fiato. Ne abbiamo fino qua di opinioni di altri”. E parte un vibrante applauso dal pubblico attento. Sostiene che sia positivo che internet dia voce a tanti. Ma ciò comporta anche un fattore negativo. Un problema di percezione. Chiede a tutti di gridare il proprio nome. Nella sala scoppia un fragore intenso e non si comprende un solo nome. Quindi chiede a un solo ragazzo di gridare il proprio nome. Il nome del ragazzo risulta chiaro, distinto. David Rancall spiega: “Ecco la stampa istituzionale”. La stampa istituzionale non morirà mai, secondo il giornalista, perché nonostante sia modellata spesso sullo status quo, offre comunque anche informazione sugli abusi, per esempio sui problemi degli immigrati. E la gente sa di questi problemi perché è appunto la stampa istituzionale a darne informazione. L'informazione diventa così qualcosa di chiaro, forse non totalmente vero, ma qualcosa di tangibile su cui far partire discussioni e cercare la verità.

David Rancall sostiene che Internet non toglie e non toglierà lavoro ai giornalisti. Anzi internet è uno strumento che ha facilitato il lavoro dei giornalisti e ha permesso loro di collaborare, a volte anche senza che loro stessi se ne rendessero conto. Per esempio quando un giornalista raccoglie informazioni da altri giornali, magari all'estero, e poi aggiunge al lavoro di altri qualcosa di nuovo.

Giovanni De Mauro chiede quali errori non si dovrebbero commettere per cercare, con la carta stampata, di raggiungere i lettori di domani. David Randall pensa che Indipendent abbia fatto l’errore di farsi guidare dall’ossessione dell’idea di raggiungere i lettori giovani e le lettrici. L’effetto è stato pubblicare articoli che donne e giovani trovano paternalistici. Mentre Internazionale ha successo con i giovani perché non li tratta come tali, non fornisce loro ”pistolotti paternalistici”.

Interessanti e partecipate le domande del pubblico. Un ragazza, dalle prime file, chiede quante giovani donne facciano parte della redazione de l’Indipendent. David Rancall risponde che il 50% dei cronisti sono donne, su 4 dirigenti una è donna, e a parte se stesso, e un altro collega, tutti hanno meno di quaranta anni.

Un ragazzo affronta l’eterno problema: l’editore è più interessato a dare informazioni di prima mano ai propri lettori, oppure è più interessato a dare lettori di prima mano agli inserzionisti, sponsorizzatori?
David Rancall dice di non aver mai avuto a che fare con un’inserzionista in tutta la sua lunga carriera. Che esiste in Inghilterra una netta separazione tra chi cerca inserzionisti e i giornalisti. Ammette che presso i giornali locali l’influenza dell’editore può aver un peso sulla scelta delle informazioni. Ma aggiunge che è anche vero che ci sono blogger pagati per sponsorizzare prodotti.

Interviene Gianni de Mauro aggiungendo che in effetti il problema va considerato. E da un semplice consiglio: valutare il bilancio dei giornali. Se il 50% dei ricavi sono dati dalla pubblicità, che è la quota media dei grandi giornali, allora si può supporre che l’editore sia abbastanza indipendente dagli inserzionisti.
Internazionale si attesta addirittura sul 10%.

In effetti David Randall è un ottimista, lo dice lui stesso, e non ama parlare di cose negative.
Vede un futuro radioso per i giornalisti: sempre più gente si istruisce e il bisogno di conoscenza e sapere si amplia. E il problema dei freelance sottopagati, a volte non pagati, non viene affrontato.
Nè David Randall, né Giovanni De Mauro, e anche la brava interprete, sanno spiegarsi il perché in Italia il giornale più letto sia la Gazzetta delle Sport, e in Inghilterra The Sun. Tutti concordano che la scelta è orientata senz’altro dal “profondo spessore culturale” dei due giornali.

Infine un giovanissimo ragazzo chiede quale sia la cosa più difficile da affrontare per un giornalista. David Randall risponde: “Essere onesti con se stessi e con i propri lettori riguardo le cose che non si sanno. A volte è proprio difficile sapere le cose e scoprirle. Ci sono troppi giornalisti che fanno finta di saper tutto, proprio tutto”.
Una risposta vera, sentita. Acquisto il suo libro “Un giornalista quasi perfetto”, e chiedo un autografo con tanto di dedica. Sicuramente quelle 300 e più pagine mi sapranno dire qualcosa.

Monica Mazzoleni

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